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Due piedi in una scatola

I momenti con il più grande valore per me li ho passati da sola.

Quei momenti in cui sono circondata dal rumoroso silenzio naturale di foglie che frusciano, lucertole che scappano, insetti che ronzano, mare che con una costanza che appartiene soltanto a lui si infrange e ricomincia senza sosta, nel più testardo, ipnotico e meraviglioso dei movimenti. Quei momenti in cui non importa cosa è mio e cosa non lo è, quei momenti in cui semplicemente sono, osservo, ascolto, respiro, penso (e spesso e volentieri mangio).


Sono sempre stata un animale da compagnia, di quelli che adorano stare insieme ad altre persone, alle persone che mi fanno essere me stessa senza forzature. Mi è sempre piaciuto condividere il mio tempo con gli altri: ridere, scherzare, cantare e confrontarsi. Poi però arriva il momento del confronto più importante e severo, quello con il grande capo, ciò che resta della mia materia pensante, il signor cervello.


Per capirci è come se ogni tot io abbia bisogno di fare il bilancio delle mie azioni e delle mie emozioni, di sedermi da qualche parte a fare la sommatoria di una lista di cose più o meno recenti per vedere se ne esce un utile oppure una perdita. Non prendo carta e penna, non do un numero o un voto alle cose che ho fatto o a quelle che sento nel cuore, però cerco di capire se eventualmente c'è qualcosa da rivedere in tutto questo turbine di eventi e sentimenti in cui viviamo quasi tutti (a meno che non siate esseri calcolati e a sangue freddo, come le lucertole che scappano di cui sopra).


- Ah, a proposito, mo che ci penso secondo me quelle scappano quando ti vedono arrivare anche perché sanno di non poter reggere il confronto. Cioè, sono animali che per vivere si devono schiaffare sotto al sole ma che, pure se stanno nel meglio della loro esposizione ai raggi UVA e UVB del giorno, quando vedono arrivare un essere umano sfrusciano (licenza poetica e onomatopeica) via lontano. Due sono i motivi: o vanno via perché temono che un essere vivente così grande possa fargli ombra, oppure perché fondamentalmente sanno che un essere (presumibilmente) più pensante e dotato del dono della parola, potrebbe turbare la loro vita semplice, fatta di "che insetti mangiamo oggi?" e "ma tu dove lo pigli meglio il sole? su quel muretto a secco o sopra al palo?" Mi ricordano un po' i sorrentini medi quando devono decidere dove andare ad abbronzarsi nei loro 7 giorni liberi a settimana.

(Siete pregati di cogliere l'ironia, e di tralasciare l'evidente

blasfemia faunistica a cui vi ho ignobilmente sottoposti)





Detto questo, ieri sera ho scelto di dedicarmi uno di questi momenti di solitudine, e lo so che non vedete l'ora di sapere com'è uscito il bilancio, ma non ve lo dirò. Vi dirò piuttosto che mentre passavo in rassegna gli ultimi tempi, ho fatto la conta delle cose che ho perso, soprattutto quelle che io ho scelto di lasciar andare, per alleggerire una vita che è (per tutti) è già abbastanza difficile da affrontare, non ha senso metterci ulteriori pesi. Ho chiuso fuori da questa scatola disordinata piena di idee, animali marini, sogni e pezzi di terra le cose e le persone che mi chiedevano raggi solari ed energia e scappavano via quando magari anche a me serviva una ricarica. Ho lasciato dentro la scatola le cose e le persone che mi ricaricano, che mi fanno sentire viva, anche se poi quando sono da sola mi viene voglia di urlare e cantando le canzoni di Lucio mi si gonfiano gli occhi. Però sono da sola e non devo dare la colpa all'allergia, che comunque non è che sia passata.


Il problema del mio bilancio è che non ha cadenza regolare, lo faccio quando voglio io, arbitrariamente. Il problema della scatola è che non ho sotto controllo tutto quello che c'è dentro, non sono il tipo da scatola chiusa. Le cose e le persone possono uscirne anche per scelta loro, per stare in una scatola diversa, magari più bella, magari solo più comoda. Perché effettivamente non so quanto si stia comodi seduti in un campo di zucchine a osservare un vulcano di emozioni pronto a esplodere, tenendo in mano una conchiglia per sentire l'odore del mare anche quando non c'è. Vi siete persi eh? Pure io.


Il punto è che la mia scatola, il mio mondo, è quanto di più prezioso al mondo io possa avere. E il mio sogno più grande, quello più profondo, è che, senza bisogno di metterci il coperchio, ci sia qualcuno qui dentro che scelga di non andare via, di restare in questo disordine che dà la carica e la riceve, senza pretese né complicazioni, un giorno alla volta, un sorriso alla volta. Con semplicità.



Quanno uno s'ha da mbriaca' è meglio ca se mbriacasse 'e vino buono.

Se proprio ci si deve ubriacare, che lo si faccia di vino buono.

In senso figurato: se proprio una persona deve essere coinvolta in una faccenda, che almeno ne valga la pena. Se si deve fare qualche follia, che almeno venga fatta nelle migliori condizioni possibili, in modo da poterne trarre il massimo godimento con il minimo danno.

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