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The dark side of the coccinella

Si scrive ottobre ma si legge luglio.

I pomodorini maturano come se fosse ancora estate piena, anche se di mattina sono freddi e bagnati per la condensa che durante la notte li ricopre. Piano piano finocchi, cavoli, broccoli di natale e spinaci stanno diventando grandi, tra poco sarà il tempo delle brassicacee come se non ci fosse un domani. Intanto nelle cassette abbiamo la zucca, i friarielli, i peperoni e le melanzane che sono sopravvissuti al freddo e alle piogge, e i pomodorini di cui sopra, belli lucidi e tondi che sembrano caramelle. Mi sembra a volte così assurdo che a metà ottobre io possa passeggiare tra un profumo così forte di foglie di pomodoro, e due secondi dopo immergermi nell'inconfondibile odore dei friarielli, che fa venire fame a tutte le ore (come se con me ce ne fosse bisogno).


Il resto della mia vita va un po' come sempre: tante idee, tanti progetti, tanta voglia e tanta energia che si scontrano con altrettante cattiverie, tanta ignoranza, tanta malignità e tanti problemi. Ma qui si lotta, almeno finché ce la si fa. Eh già, perché sto affrontando anche un calo di forza fisica, ma stavolta me la posso prendere solo con me: il genio della lampada che dona mezzo litro di sangue pur avendo la pressione sanguigna sotto ai piedi. Ma tant'è. Casa è pronta ma io non ho abbastanza tempo per finire di pulirla e sistemare prima del trasloco. Le etichette sui trasformati non si attaccano da sole, e pure quando le attacco io non è che il lavoro faccia tutti questi progressi. Tuttapposto, ma veniamo a noi.


Domenica mattina prima di andarmene al mare però, nonostante la debolezza, ho urlato di sorpresa e gioia: una coccinella! Ma no una di quelle piccoline piccoline, una perfetta! Tonda tonda, rosso fuoco, enorme! Mi stava aspettando a metà del campo di friarielli, io con il mio solito spirito da osservatrice di dettagli l'ho vista, l'ho rispettata. Per fotografarla non ho cercato di prenderla tra le dita, anche se dopo anni di approcci so che le coccinelle non volano via subito se provi a toccarle. Abbiamo passato un po' di tempo insieme e poi ho rimesso al suo posto la foglia che avevo reciso per fotografarla con una luce migliore (anche se comunque sono incapace).


Mi vergogno un po' nel dire che questa cosa che so che le coccinelle non scappano subito la so perché da bambina le catturavo mentre soggiornavano sui fiori di finocchietto selvatico, ce n'erano centinaia qui a casa, e quindi è da allora che conosco le loro abitudini svolazzatorie. Poverine, minacciate da una bambina già logorroica con un bicchiere non ancora compostabile in mano, che voleva studiarle da vicino.

Ieri mattina sono tornata dai friarielli, e ho pensato "chissà dove sarà?!" mi avrebbe fatto piacere rivederla, sapere che stava bene, esser certa che la rugiada non le avesse fatto del male. Nel punto della domenica non c'era, ho pensato "che ti aspetti, che stia qui ad aspettare te e il tuo iPhone? Jamm bell!" Ho continuato a raccogliere i friarielli per le consegne di oggi, incontrando sulla strada tante piccoline, belline eh, però non erano lei!

Quando a un tratto (gli operai che raccolgono le olive devono avermi presa per cretina, anche se ritengo che ormai ci si siano abituati) ho urlato "SEI ANCORA QUI!" era lì, su un'altra foglia, bella e lucente come il giorno prima. Fantastica. Stavolta non ho staccato la foglia, ho fotografato da lontano e raccolto evitando saggiamente tutti i friarielli vicini per non disturbare. Poi però, mentre passeggiava sul bordino di una foglia di friariello, con quelle zampettine minuscole nere, ho notato una cosa.


Ma voi l'avete mai vista una coccinella a capa sotto? Cioè, parliamoci chiaro: una coccinella da sotto non è niente di diverso da uno scarrafone. Nera, squamosa (se così si può dire) con le zampe giustamente tipiche di un insetto, si può dire brutta?! Dando per assodato che ogni scarrafone sia sempre bello a mamma sua, non essendo io madre di alcuna coccinella, forse posso permettermi di sostenere tale affermazione, ma non era questo quello che volevo dire.


Apprezzare una cosa quando mostra il suo lato migliore, quello bello, da fotografare e incorniciare, è tanto, troppo semplice. Non ci vuole niente, Cara Valentina (come diceva Gazzé) a urlare di gioia quando vedi una coccinella lucida e splendente, ma tu urleresti lo stesso se la vedessi a capa sotto? Io sì, ma io ho un serio problema di stupore continuo di fronte ai miracoli della natura e ho imparato a non aver paura di nessuno scarrafone, per cui non sono un buon esempio da prendere per questa morale, but still. No. Indubbiamente no. Ci vuole una sensibilità diversa per apprezzare una cosa quando non è al suo meglio, quando non si è truccata, quando ha la sindrome premestruale o semplicemente tiene saturno contro e se solo le dici "buongiorno" i capelli diventano serpenti e se non stai attento ti ritrovi pietrificato (che sarebbe pure buono, così magari si pietrificano pure le orecchie e non sei più costretto ad ascoltare e hai la scusa perfetta per i classici "TU NON MI ASCOLTIIIII!").

Però com'è bello quando, nonostante la coccinella sia a panza all'aria, mostrando il suo lato peggiore, c'è qualcuno che sorride e pensa che sia bella anche così, che alla fine basterà fare altri passettini per tornare in posizione pubblicamente e oggettivamente apprezzabile. Come sarebbe bello se la coccinella potesse sapere che non ha da preoccuparsi, a prescindere da quanti punti abbia sul dorso, a prescindere dalla poca appetibilità del suo lato a, ci sia qualcuno che aspetta, raccogliendo intorno per non disturbare, aspettando con calma e rispetto che torni al suo massimo splendore per scattare insieme un selfie d'amore con la fotocamera del cuore. Uh marò no, questo no. Scusate, ho esagerato.



Chi è cchiù bell' 'e te se trucca.

Chi è più bello di te lo è perché si trucca.




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