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Solo un'influencer di stagione

E così dopo poco più di due mesi, lunedì dovremmo tornare a una cosa simile alla normalità, o meglio, a quella che ormai per noi era la normalità. Accompagnati da mascherine e gel disinfettanti, ça va sans dire.

In questi mesi non ho scritto qui, ho scritto tanto sui social, eravate tutti lì. La prima settimana avete avuto paura, avete fotografato dal balcone le ambulanze in giro, avete messo alla gogna chi camminava per strada senza sapere dove stesse andando.

Poi avete iniziato a ballare sui balconi, avete ricominciato a parlare con i vostri familiari. Consultando tutorial, amici e fornai, siete diventati in molti pizzaioli del sabato sera.

Col passare del tempo è passato pure l'entusiasmo, non avete portato più le casse sul balcone, la pizza è diventata routine e non più un piacere, avete iniziato a scalpitare, quello che per un po' vi era sembrato tempo utile è diventato tempo perso. Non entro nel merito delle questioni economiche, non voglio e non ne sarei nemmeno capace, ma soprattutto ciò che scrivo qui è ciò che di più lontano possa esserci da una polemica.

La sensazione che ho io è che abbiate smesso di avere paura, che vi siate abituati anche a questo, e come tutti quelli che si abituano, vi siete stancati. Ma non stancati che avete sonno, stancati nel significato più napoletano, ve sit' scucciat'. Come se all'improvviso la morte, la pandemia, il terrore, le limitazioni, fosse tutto finito, o peggio, come se ve ne foste dimenticati. Io inizio ad avere paura adesso invece, paura che non abbiate imparato nulla, paura che questa lezione forzata sul valore del tempo non l'abbia ascoltata nessuno. Un po' come i ragazzi che dopo mesi di lezioni online, avendo saputo del 6 politico, hanno smesso di ascoltare i prof. E non va bene, non va bene perché potevamo uscirne migliori, e invece ne stiamo uscendo come prima, peggio di prima, in alcuni casi soltanto più incattiviti, e ora capisco ancora di più perché dicono che gli animali negli zoo sono "in cattività".

Siamo, forse dovrei dire "siete", stati in cattività anche voi, e invece dovevate stare "in bontà", perché questa cosa non era un'influenza stagionale, e le sue conseguenze ci accompagneranno per anni.


Mi spiego meglio, tirando in mezzo me stessa. Quando tre anni fa ho iniziato a regalare zucchine in giro, in molti avete pensato che sarebbe stata una cosa temporanea, che dopo una stagione o due avrei di nuovo cambiato tutto. Non ho mai avuto la fama di una persona "costante", se porto avanti le cose, spesso, è in gran parte per via di un enorme senso di responsabilità. Mi sono smentita da sola, ché pure io ero poco convinta all'inizio eh!

Non è stato solo il senso di responsabilità, io facendo questo lavoro ho imparato talmente tante cose, ho riscoperto talmente tanti valori, sapori, colori, odori, che non potrei dimenticarmene e riprendere una vita "senza". Ci sono cose di cui non posso più fare a meno: la terra sotto le unghie, il sorriso dei bimbi che mangiano le mie verdure, l'orgoglio di vedere un mio prodotto varcare il confine durante la pandemia, l'emozione di raccogliere, stagione dopo stagione, qualcosa che hai visto crescere fin dai primi attimi.

Sono tutte cose che prima non sapevo, non immaginavo, non avevo mai provato.

Un po' come non avevo mai provato la sensazione di uscire sola, mentre tutti sono chiusi in casa, sapendo di poterlo fare perché ciò che faccio serve a produrre cibo, e senza cibo non c'è vita. Ve lo dico sempre, quando ci vediamo ora che siamo "semi liberi", che io non ho mai smesso di uscire, che non è cambiata di molto la mia vita, perché già prima non andavo a cena fuori più di un paio di volte al mese e non uscivo quasi mai. E non lo dico per vantarmi o per farvi notare ancora di più quanto io sia diversa da prima, lo dico perché un po' vi invidio, avete avuto il tempo di godervi casa, famiglia e hobby vecchi e nuovi, io no. Ho comprato un puzzle e ne ho fatto a stento la cornice, ho imparato a fare il pane ma se tutto va bene lo inforno una volta a settimana, nemmeno sempre. Lo dico perché un po' vi invidio e un po' mi arrabbio, perché già vi vedo tornati tutti troppo alle vostre vite precedenti, come se niente fosse successo, con la sola differenza che prima ci lamentavamo del traffico e ora ci lamentiamo della mascherina che non ci fa respirare. E uso la prima persona plurale perché, diamine, lo faccio anch'io!


E vorrei solo che potessimo ricordare, non come dopo che hai fatto un esame difficilissimo all'università, quando decidi che puoi liberare il tuo cervello da quella materia che ormai non ti servirà più. Questo lockdown non doveva entrarci solo in testa, ma anche nel cuore, perché solo da lì le cose non vanno mai via, e solo quando nel cuore fai spazio a nuovi valori, puoi diventare una persona migliore.


L'agricoltura non era il passatempo di una stagione per me, non volevo nemmeno diventare un'influencer. E mi fa sorridere ora farvi da "consulente" perché tutti vi siete messi a coltivare un piccolo orticello. Mi commuove ricevere telefonate da chi sceglie di coltivare il pezzo di terra dei nonni, magari non solo perché ha conosciuto me, ma anche. Vi vorrei abbracciare quando mi arrivano i video delle serre improvvisate nelle vostre auto parcheggiate al sole, per far germinare i pomodori a marzo. Vi voglio bene davvero. E faccio un gran pernacchio a chi mi dice "quest'anno avrai meno clienti, perché tutti sono tornati alla terra!"

Io ve lo auguro di tornare a coltivare, mi auguro che tutti quelli che in questi mesi hanno piantato qualcosa ne raccolgano frutti grandi e saporiti, proprio perché così, forse, quel sapore resterà in voi, nel vostro cuore e nella vostra memoria a lungo termine.

E tutto questo non sarà stato vano.



"Fa 'o bbene e scuordate, fa 'o mmale e arricuordate"

Fai del bene e dimenticalo, fai del male e ricordatene

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