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Quello che le femmine non dicono.

Sono sfinita, ma devo scrivere.

Ho appena mangiato un vassoio di patatine fritte fatte in casa, con la voracità di una leonessa che ha appena sbranato una preda. Una fiera, così si dice.

Ed è questo che sono, oltre che sfinita, sono fiera.


Fiera di essere arrivata dove sono arrivata oggi: a presiedere un'assemblea di più di 30 imprenditori agricoli, a firmare la costituzione di un sogno di fronte ad un notaio, a celebrarmi per ciò che riesco a fare ogni giorno.


Sono fiera di essere una donna. E lo sono perché una donna non ha vita semplice già normalmente, io poi ho scelto di complicarmela ulteriormente, ché le cose facili non le ho amate mai.

Per farvi capire meglio, io stamattina prima di uscire di casa ho dovuto vestirmi e truccarmi, e già mi va di lusso perché da maggio in poi esco coi capelli bagnati. Scegli cosa mettere, oggi vedrai un mondo di quasi soli uomini. Troppo corto vuol dire che sei una poco di buono, troppo casto che ti stai fingendo suora. Aggiungi alle considerazioni che non puoi indossare nulla di chiaro, il bagno non è ancora il massimo dell'igiene e della pulizia per via del cantiere, e hai il ciclo. Prendi la borsa: assorbenti, trucco (che nel pomeriggio vai dal notaio ma con caldo, vento, allergia e tempo l'eye-liner si scioglie), portafoglio, fazzoletti, salviettine, gel igienizzante, documenti, Buscofen (che se ti viene mal di pancia non puoi sdraiarti sul letto con la borsa dell'acqua calda), chiavi della macchina, cerotti (che le scarpe col tacco dopo le prime 4/5 ore per una contadina non sono il massimo della vita), mascherina. Basta? Forse. Sono stanca e non ricordo tutto ciò che ho preso. Di sicuro ho scordato il burrocacao, il rossetto non lo usavo già prima figuriamoci ora che devo indossare la mascherina, ma il vento mi secca le labbra e mi dà fastidio, ma ormai è tardi sono già a Vico Equense.

Oggi ho vissuto una giornata lunga, intensa, piena di emozioni (belle) e di sfide. Una giornata di traguardi raggiunti. Eppure, nonostante questo, c'è sempre chi ti dice "ah ma sei dimagrita? Com'è possibile in quarantena?", il parcheggiatore che (in maniera estremamente divertente, lo ammetto) ti fa i complimenti, qualcuno che nota che delle 8 persone che si siedono davanti al notaio tu sia l'unica donna. Un apprezzamento a destra, una battuta a sinistra, un cambio di assorbente in un bagno pulito e uno in un bagno assurdo.


Cioè, io stavo dicendo che sono felice, soddisfatta e serena e intanto mi sono venute in mente altre 800 cose sbagliate. Il punto è esattamente questo. Il punto è che una donna non può e non potrà mai provare una sola emozione per volta. Non puoi essere solo felice, devi per forza pensare a tutte le cose insieme. Come quando prepari la borsa: se ti dimentichi anche solo una cosa, la rimpiangerai per tutto il giorno. E se non dimentichi nulla, ci sarà qualcuno che ti farà notare che sei donna, senza dirtelo esplicitamente, ma dicendoti che hai più brufoli sul volto del solito, come se tu non lo sapessi già.


Ma io oggi non sono il contenuto della mia borsa, la lunghezza delle mie gambe, la dimensione del mio giro vita, la perfezione del mio tratto di eye-liner o l'uniformità del mio viso senza fondotinta. Io oggi sono fiera. Fiera dei traguardi raggiunti e delle sfide che affronto, sempre a testa alta, sempre con il cuore e con l'anima e sempre, scusatemi il termine, con due palle grandi così, di quelle metaforiche che valgono spesso molto più di quelle anatomiche.










'Na femmena e 'na papera arrevutajeno Napule.

Una donna e una papera rivoltarono Napoli.

Un’oca che starnazza e una donna che chiacchiera e litiga portano allo stesso modo uno scompiglio enorme.




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