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Lontano dagli occhi, e basta.

E così domani parto.

La prima tappa del mio viaggio è vicina, ma da lì inizierà questa curiosa e un po' ansiogena (per genetica) avventura che mi porterà a Tel Aviv per 4 giorni.


Ho ragione di credere che di Tel Aviv parleremo molto quando tornerò, per cui ciò di cui volevo raccontare oggi sono i saluti.

Ieri ero in auto e ho visto due ragazzi salutarsi, lei era scesa dal motorino, si è tolta il casco, e ha allungato il collo e le labbra socchiudendo gli occhi per salutare con un bacio il fidanzatino. Un gesto tanto semplice, naturale, per molti banale... ma a me ha dato da riflettere. Questa cosa che ho dentro, questo fardello che mi porto appresso per il quale osservo le persone e i loro gesti cercando di immaginarmi le loro storie, non la posso controllare, è più forte di me.

Io non lo posso sapere se quei due si amano davvero, se lui la tradisce con una conosciuta su Instagram, se lei quando torna a casa litiga con i genitori perché non approvano questo rapporto, io non posso sapere se stanno insieme da una settimana o da anni, però posso sapere la sensazione che mi hanno trasmesso.


In inglese c'è questa espressione "kiss me goodbye" o anche, meno drastico "kiss me goodnight", come se il bacio fosse parte stessa del saluto o della buonanotte. Il bacio di addio e il bacio della buonanotte diventano "baciami di buonanotte" letteralmente, ed è assai bello come concetto. Non è un bacio dato per un'occasione, è un bacio che è parte stessa del momento, anzi, quel momento senza bacio sarebbe solo un addio, solo una buonanotte come tante altre.


Quando parti per una settimana non è che saluti la famiglia e gli amici, perché io che di arrivederci ne ho vissuti tanti quando vivevo lontano da qui, quando amavo chi per lavoro non c'era per mesi, so che una settimana vola via come l'aereo che ho paura di prendere (ve lo ricordate sempre quel fatto della mania del controllo, vero?)

Per cui tutti sanno che domani vado via, che lunedì decollo e venerdì torno ma non è che mi hanno detto "vediamoci che ci salutiamo", forse solo Conci domattina mi dirà "mi raccomando" come sempre, anche se abbiamo litigato.


Io però un saluto lo dovevo fare, e sono stata un pomeriggio intero a rifuggere le due valigie che devo riempire perché dovevo salutare l'orto. Come fai a lasciare tutto una settimana? Non fai, sai che quando tornerai ci sarà il doppio del lavoro da fare, sai che loro ti aspetteranno però, ma solo perché infondo non possono andare da nessuna parte. Perché se potessero ribellarsi alla tua partenza lo farebbero, saranno toccate e accudite da altri sì, ma sappiamo bene tutti che l'amore che posso metterci io non è come il lavoro senz'anima.

Per cui ho coccolato le melanzane, che si sono inspiegabilmente riprese dopo che il freddo di maggio le aveva flagellate. Ho raccolto le zucchine mettendole sempre nelle cassette ordinate, per pezzatura, col fiore da un solo lato. Ho ballato tra i fagiolini e sorriso alle insalate. Ammirato la crescita dei pomodori che lentamente iniziano ad arrossire e ho detto il mio "arrivederci" a tutte le piccole piante di basilico genovese e napoletano, sapendo che quando tornerò ne vedremo delle belle con il pesto!



Il saluto è una cosa complicata, riuscire a salutare come si deve non è mai cosa facile. C'è chi si imbarazza, come al primo appuntamento quando dai quei due baci sulla guancia ma pericolosamente vicino alla bocca ma non sei sicuro se sia il caso di dare già un bacio a questo mezzo/a sconosciuto/a. Il saluto quando ci si separa per un po', che sia un giorno, un mese o un anno, è una cosa intima e profonda, almeno per me.

Però la bellezza di salutare sapendo che c'è qualcuno o qualcosa che ti aspetta (magari con del cibo) è impagabile, delicata, capace di spazzar via gran parte delle ansie e delle paure.


Niente me fa alluntana' 'a te ma po' che ffa? Dimane ce penso.

Niente mi fa allontanare da te

ma poi che fa?

Domani ci penso.

- 24 Grana, Luntano


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