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AgrIsrael 4.0 - parte 1

Giorno 1 - La partenza e i giochi di prestigio


Avere paura di volare è una cosa, avere un volo quando sei insonne da due notti è un'altra cosa ancora. Avere un volo per un paese sempre in guerra, da sola, è una storia a parte.

I miei occhi si sono abituati agli ebrei ortodossi e al loro abbigliamento già al gate, è incredibile quanto il concetto di "normale" possa variare così tanto tra un fuso orario e l'altro.

A Tel Aviv fa caldo. La mail dell'hotel consigliava di prendere il treno fino alla stazione di Savidor, ma il capolinea quale sarà? Ma soprattutto, un segnale che non sia in ebraico?

Salgo sul treno giusto, in francese mi faccio anche spiegare dove scendere. Sul treno ci saranno 2 gradi al massimo, mi avevano avvisata della passione per l'aria condizionata. Scendo a Savidor, il vecchio iPhone con la scheda israeliana fa il suo dovere e ora che ho Maps mi sento più al sicuro. Fa caldo, di nuovo.


Non c'è una fermata di taxi, ma ne passa uno che mi fa ripiombare sotto zero e mi porta in Hotel. Sono le 16, alle 18:30 ho la cena di gala, sarà meglio riposare.

Arrivo puntuale e sono già tutti qui, quanti siamo! Ci consegnano i badge e siamo catapultati in decine di profumi diversi, tutto cucinato al momento. Ci sorridiamo, curiosi, 90% uomini. Tutti tentano di leggere sul badge degli altri un nome, un paese familiare. Mangiamo. Dopo qualche breve conversazione con altri partecipanti incontro Mattia e Tommaso, italiani, non contadini. Dopo un po' veniamo invitati a sederci all'interno, per l'apertura dell'evento.

Wow. Gli israeliani si che sanno essere brevi negli interventi. Dopo nemmeno 15 minuti inizia lo show: THE MENTALIST stupisce tutti con i suoi trucchi, me compresa. Non è stato egocentrismo, mi ha proprio scelta lui per finire sul palco, almeno mezz'ora.

Questo scherzetto mi è valso, per la serata e per i tre giorni a venire, l'appellativo di "magician" tra TUTTI i membri dell'evento. Ho perso il conto delle volte in cui mi hanno chiesto se eravamo d'accordo. Alle 21 tutti a nanna, domani si farà sul serio.


Giorno 2 - Vino e realtà virtuale


Se si deve raccontare una cosa, si deve raccontare per bene. Per cui se vi siete già scocciati di leggere vi capirò, ma io continuerò a scrivere. Premettiamo che sono una che la mattina preferisce svegliarsi un'ora prima e fare le cose con calma, piuttosto che correre. Per cui se il bus è previsto alle 8:15 non ci vedo niente di male nello svegliarmi alle SEI E MEZZA. Doccia, colazione...bella 'sta colazione! E poi? Poi la tragedia. L'imprevisto inaspettato che ti fa iniziare a sudare nonostante l'aria condizionata, e mentre sudi imprechi e mentre imprechi cerchi una soluzione, consapevole che i supermercati non apriranno prima delle 8 e intanto sono le 7:40 e tu devi truccarti, almeno il minimo sindacale e RISOLVERE IL PROBLEMA!

Che sia benedetto l'am:pm, il supermercato aperto h24 a 5 minuti dall'hotel. Li ho visti, quelli che già stavano aspettando, che mi guardavano incuriositi mentre attraversavo correndo strade a 4 corsie sperando di farcela. Li ho visti, sbirciare attraverso la busta semitrasparente con cui sono tornata, sempre correndo. Ma ce l'ho fatta. Sono partita

insieme agli altri, truccata.


La Barkan Winery è l'azienda vitivinicola più grande di tutto lo stato di Israele. All'esterno hanno allestito gli stand delle aziende hi-tech con l'esposizione: ci sono i droni che raccolgono le mele, i robot che raccolgono i pomodori, le app per applicare i qr code agli operai e alle cassette che raccolgono, e c'è il visore per la realtà virtuale che ti fa entrare nel primo stabilimento produttivo di funghi completamente automatizzato. Dalla semina alla spedizione. Sì, però qua fuori fa caldo. Assai.

Come non detto, inizia il convegno nella cella frigorifera, cioè la sala interna. Tutto più o meno bello, trovo interessante però soltanto l'intervento dello speaker italiano, e non per patriottismo, ma per pura autoreferenzialità degli altri. Bene, cibo, di nuovo. Tanti stand di tipicità, un banchetto di dolci che, messi tutti insieme, avranno contenuto almeno 50 kg di zucchero. Per la cronaca, gli israeliani saranno anche avanti in tecnologia, ma il vino lo si fa meglio qui.

Si ritorna in città, imprevedibilmente presto. Per cui indosso i miei vestiti peggiori [un paio di short e la t-shirt con Abu (se non sapete chi è Abu lasciate per sempre questo blog)] e decido di passeggiare sull'infinito lungomare di Tel Aviv, con l'intenzione manco tanto nascosta di fare il bagno. Fa caldo. Le spiagge sono anche belle eh, ma qualcosa dentro di me mi fa spingere oltre, e parto per una passeggiata che è durata circa 3 ore e 6 km. Dopo il lungomare sono entrata tra le strade senza nome del quartiere più antico, finendo al mercato, quello del cibo, dove mi sentivo tanto in terra straniera quanto a casa. Ho comprato i pistacchi, il pane coi semi di cumino e ho fotografato tutte le verdure curiose che ho potuto, ho scelto di perdermi per un po' senza Google Maps e poi mi sono incamminata verso l'hotel dove, esausta, ho cenato con il pane ai semi e sono crollata.


...to be continued

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