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SONO

Facciamo che sono tornata, sono seduta di nuovo nella mia stanza, il naso cola e la testa viaggia, pare tutto come prima e invece non è così.

Sono cambiata in queste ultime 48 ore, sono diversa, mi sento un'altra.


Ho appena rivisto il discorso di ieri, e vorrei poter dire che il cambiamento sia iniziato dopo che sono scesa da quel palco, ma lo so benissimo che sto iniziando a cambiare da un bel po', da prima di poter anche solo immaginare di salire su quel palco.


La consapevolezza del mio cambiamento arriva oggi però, adesso, perché farmi 300km da sola in macchina, come non succedeva da tempo e dopo due giorni così straordinari, mi ha sbattuto in faccia la realtà, la bellezza della realtà.


In un solo luogo, ieri, era concentrata così tanta bellezza che avrebbe potuto accecare. Scrivo e cancello, non mi succede mai, non ci riesco, forse è ancora troppo presto, forse è tutto troppo disordinato, mi batte il cuore, più veloce, non si calma, non può farlo.


Eppure devo scrivere, devo farlo, devo riuscire a fissare questa cosa, perché anche se non potrò dimenticarlo mai, anche se mi ha segnato per sempre, voglio che ci sia una traccia, un'impronta, perché la bellezza di certe cose non la si può tenere per sé.


Sapere che ci sono delle persone così straordinarie al mondo, sentire dai discorsi che hanno fatto gli speaker quanti mondi diversi ci siano dentro questa terra, leggere l'emozione negli occhi degli organizzatori, stringere in uno, dieci, trenta abbracci, persone che fino a poco fa erano degli estranei e ora magicamente sembrano fratelli, cantare, ballare, sorridere, piangere a dirotto.


Ma come ho potuto pensare di smettere di essere io?

Come ho potuto credere che un abbraccio fosse una cosa brutta?

Come ho fatto a non ballare in piedi sui tavoli per paura del giudizio?

Perché non ho detto quello che pensavo ogni giorno?

Perché ho avuto vergogna di soffrire?

Come diavolo mi è venuto in mente di sentirmi inadeguata?


A prescindere da dove siamo nati, dal lavoro che facciamo, da quanto siamo alti, da quante paia di scarpe mettiamo nella valigia per due giorni, dal significato dei nostri tatuaggi e dall'assurdità delle nostre paure. A prescindere dai gusti musicali, dall'aver fatto o meno l'università, dal modo di mostrare le emozioni, dall'avere o meno una famiglia solida e a sostegno, da quanti fidanzati o fidanzate abbiamo avuto. A prescindere da tutto, da qualsiasi cosa visibile o invisibile che ci rende chi siamo, siamo qui e ci siamo adesso.

E "la vita una è!", se non facciamo quello che ci fa sentire vivi fino in fondo, urlando, cantando, brindando, passeggiando sotto la pioggia, abbracciando, amando, scrivendo, che cazzo la viviamo a fare?





Sono cambiata, non so quando dove e perché esattamente, ma in un punto tra la spalla sinistra e il cuore io da stamattina alle 04:10, ho sentito una scossa forte. E adesso lo so, lo sento scorrere nelle vene e mi sta facendo esplodere il cuore di gioia e la testa di idee: io so che come sono va bene, che vado bene prima di tutto a me stessa, e - porca troia - quanto sto bene!





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